“Buoni Motivi” è il titolo dell’ultimo album della band Selfbar. Li abbiamo intervistati per conoscerli meglio e saperne di più sulla loro musica.
- come è nato il progetto e quali sono le vostre influenze musicali?
Giuliano: il progetto nasce dall’idea di voler intrecciare le sonorità dell’indie rock con quelle dell’hip hop e del funk, passando per il rumore del grunge. Per far questo nel 2008 ho chiamato alle armi Roberto (rapper tarantino) e Stefano (batterista grunge milanese) che hanno accettato di partire per una lunga leva musicale. Da allora, attraverso varie “sperimentazioni”, siamo riusciti a creare un nostro stile originale, che si discosta dal semplice mix dei rispettivi generi musicali di provenienza. I nostri background musicali, seppur totalmente differenti, si sono fusi dando vita a qualcosa di nuovo grazie ad un equilibrio ed un punto di incontro di tre personalità piuttosto distinte e marcate.
- la vostra formazione è costituita di soli 3 elementi: voce, chitarra e batteria… come nasce l’idea di questa formazione (vi abbiamo visti dal vivo ed è molto particolare la vostra performance con chitarra caratterizzata da effetti e loop)
Giuliano: come accennavo prima, per arrivare al risultato di oggi siamo passati attraverso diverse “sperimentazioni”. Siamo partiti dall’utilizzo di loop e basi preregistrate per integrare i nostri 3 strumenti con quello mancante (il basso), ma alla lunga questo approccio stava diventato un vincolo espressivo anziché un modo per ampliare il nostro linguaggio. Abbiamo quindi sentito la naturale esigenza di andare in sottrazione e ridurre il tutto a noi tre per arrivare ad una forma espressiva minimalista e più dirompente.
Questo percorso è stato ovviamente graduale, ma l’abbandono delle basi è avvenuto in un istante preciso. Una mattina, prima di un live a Rimini, Stefano mi ha proposto di suonare i brani usando solo la chitarra senza l’ausilio di basi preregistrate. E così è stato. Riarrangiammo in quel momento i pezzi che avremmo suonato la sera stessa. Ah, dimenticavo… Roberto non era con noi durante le prove mattutine, quindi abbiamo fatto tutto senza che il cantante ne sapesse nulla e, soprattutto, senza che potesse provare prima del live. Il risultato è stato entusiasmante, con una risposta da parte del pubblico inattesa. Da quella sera, anzi da quella mattina, le basi preregistrate sono state eliminate dai nostri live. Iniziammo così a ripensare il nostro set-up e a portarlo ad un livello espressivo che ci soddisfacesse maggiormente. E’ così che siamo arrivati al risultato a cui avete assistito voi dal vivo, con la chitarra che tenta di fare le veci di due strumenti, con l’ausilio di qualche effetto e con un approccio all’arrangiamento tendenzialmente minimalista che si basa sull’equilibrio e il dialogo tra chitarra e batteria per dare forza e il giusto spazio alla voce cercando di non far sentire la mancanza di altri elementi.
- temi affrontati nei vostri brani
Roberto: Ho imparato a scrivere grazie all’hip hop ed al rap, questa tipologia di scrittura ha sviluppato la capacità di poter spaziare in tematiche sentimentali, piuttosto che politiche, cercando di offrire il punto di vista più sincero e meno banale. Lo studio della melodia è un percorso che è venuto successivamente, per poter dare colore a testi che si trasformano in canzoni
- parlateci del vostro ultimo album “Buoni Motivi”
Stefano: lavoro nato senza seguire particolari strutture concettuali, abbiamo cercato passo dopo passo di rendere il “viaggio” il più fluido possibile dando molta dinamica sia al singolo brano sia all’intero album ascoltato tutto in un sorso. La verità? Tutto fatto a caso, siamo andati in studio pensando di registrare due pezzi, non ci aspettavamo un risultato così e quindi abbiamo continuato lo sfogo.
- progetti futuri
Selfbar: divertirci ed evolverci provando nuove strade e nuove soluzioni