Un’altalena continua tra forma e contenuto, tradizione e sguardo al futuro, verità nascoste e rivelate. Nel nuovo album dei Pupi di Surfaro c’è tutta la voglia di scavare a fondo per andare oltre ciò che è facilmente riconoscibile, regalando un continuo effetto sorpresa a un pubblico che non si targettizza in una nicchia, ma abbraccia chiunque abbia voglia di mettersi in ascolto.

 

  • Nemo Profeta: un album che rivela il lato negativo della verità. Spiegateci meglio questo insolito punto di vista

La verità è uno strumento, è un mezzo, falso, capzioso. La verità è una trappola.

L’uomo, da sempre, ricerca la verità, ne ha bisogno per manipolare o per essere manipolato. La società ha bisogno della verità, per esistere. La verità è necessaria.

Ma la verità non esiste.

Non possiamo negare che forse sia utile.

E non sappiamo quanto possa essere dannoso ostinarsi a perseguirla.

Il terzo millennio è l’era della sconfitta delle grandi ideologie. Tutto è messo in discussione.

Gli incontri e gli scontri di vari popoli e culture, molto lontane, hanno generato paradossi politici e sociali, mostri antropologici.

Le grandi ideologie sono state rimpiazzate dalle nostre piccole, egoistiche, egocentriche visioni del mondo. Ma nessuno riesce a sconfiggere l’arroganza della verità.

Nemo Profeta condanna la verità e soprattutto tutti i falsi profeti che in nome della verità perseguono bassi interessi facendo leva sulla debolezza e sull’incapacità dell’uomo di gestire la propria condizione di incertezza, di instabilità e di incompiutezza.

  • Dall’esaltazione del “contenitore”, inteso come l’estetica della musica tradizionale, si passa all’esaltazione del “contenuto”. Qual è il cuore pulsante che da vita a questo nuovo lavoro?

Nella nostra esperienza, nel nostro percorso, l’uso di strumenti folkloristici correva il rischio di stimolare la rievocazione di atmosfere non perfettamente riconducibili ad esperienze e a vissuti più facilmente riscontrabili nelle vicende quotidiane dei nostri tempi.

Detto in parole più povere, crediamo che sia fin troppo facile dire di fare musica popolare usando strumenti popolari. In più, crediamo che gli strumenti popolari della tradizione musicale popolare non siano esattamente gli stessi strumenti che si possono chiamare popolari nel 2016. Addirittura, crediamo che intraprendere un percorso di ricerca e di studio dell’utilizzo di strumenti musicali arcaici, d’altri tempi, possa essere un impegno di grande valore, più che altro musicologico, ma poco pertinente con la musica popolare in quanto tale.

Noi della musica popolare vogliamo mantenerne lo spirito, l’intenzione, il grande valore di stimolare e veicolare emozioni e sentimenti profondi, che viaggiano a basse frequenze, che vanno dritte allo stomaco e anche più a sud dello stomaco.

  • La parola è sempre protagonista, con le sue declinazioni che passano dai dialetti siciliani alle contaminazioni internazionali. La parola dunque, come contenuto ma anche come suono. È così?

L’arte è soprattutto forma, estetica. Anzi, diremmo pure che l’arte, per definizione, è soltanto forma. Il contenuto è accidentale. Per essere più precisi, l’arte è forma. E la forma è il contenuto dell’arte.

Nel nostro progetto la parola è uno strumento musicale. La parola, col suo suono, il timbro, il suo ritmo e il suo contenuto, stimola e veicola sentimenti, emozioni, gioie e paure. Guida l’ascoltatore attraverso un viaggio fatto di luce, di buio, di incertezze, di punti d’appiglio e di smarrimenti.

  • Chi è l’ascoltatore dei Pupi di Surfaro?

Per fortuna, i Pupi di Surfaro riescono ad essere abbastanza trasversali. È un progetto che può essere fruito da molte categorie di ascoltatori e si presta a diverse chiavi di lettura.

È il nostro obbiettivo principale: arrivare al pubblico, tutto il pubblico. Siamo contro i prodotti di nicchia. Un prodotto è di nicchia se non riesce ad essere per tutti. Un’opera d’arte diventa un capolavoro quando riesce ad arrivare a tutti, indistintamente.

  • E chi sono i Pupi di Surfaro?

Pupi di Surfaro è un progetto che affonda le radici nel passato. Che vive nel presente. Proiettato nel futuro.

  • Come un treno, la vostra musica vi porta in viaggio verso esperienze sempre nuove in giro per l’Italia. Dove vi piacerebbe arrivare?

Saliamo sul treno senza conoscerne la meta, a volte anche clandestinamente, senza biglietto. A volte siamo costretti a scendere. A volte saltiamo da un treno a un altro. Altre volte siamo investiti dal treno. Alcune volte riusciamo a dirottare il treno, a portarlo dove vogliamo noi. A volte il treno è un treno volante come il Galaxy Express 999 di un cartone degli anni 80.

Dove ci piacerebbe arrivare? Ci piacerebbe farci sorprendere dal viaggio. Vorremmo ritrovarci dove non riusciremmo nemmeno ad immaginare di potere arrivare.