Seguendo le orme musicali di suo padre, Melody propone al pubblico il nuovo singolo “Progetto”, portando avanti la visione della musica come curiosità, condivisione e insegnamento.
- L’amore carnale è il tema del tuo nuovo singolo, “Progetto”, in cui ritrai tre differenti tipologie di uomini. Cos’hanno in comune?
Dai tre protagonisti della storia ci si aspetta una certa condotta, parlando di morale. Il problema, e denominatore comune, è che tutti e tre sono umani naturalmente; provano desideri e hanno debolezze. Questo li accomuna: il fatto di portare una maschera di ipocrisia dietro la quale nascondere la propria natura.
- “Ci sarà da correre” è un album molto importante per te, perché legato al ricordo di tuo padre, Corrado Castellari, autore per grandissimi interpreti italiani…
Questo disco per me è un tributo a mio padre e una dichiarazione di intenti: quella di portare avanti il suo lavoro, la sua arte e il suo nome. È stato un grande autore ed è stato un eccezionale papà. Come artista credo non abbia ricevuto il riconoscimento che meritava e, per quanto posso, con questo disco e con quelli che verranno, voglio tentare di rendergli onore. Come padre gli devo ancora di più.
- Nell’epoca dei talent, esiste anche un sottobosco musicale che emerge grazie al web, mezzo che ha permesso alla tua musica di arrivare a un pubblico più vasto. Come vedi questo panorama?
Ci sono migliaia di artisti incredibili in questo sottobosco, vorrei che il pubblico ritrovasse quella naturale curiosità di cercare e scoprire quanto di nuovo e creativo ci sia nel panorama Italiano. Mi rammarica il fatto che la maggior parte degli ascoltatori abbia un atteggiamento passivo nei confronti della musica e in generale che la considerazione per la musica indipendente sia così marginale.
- In parallelo alla tua attività di interprete e autrice c’è anche quella didattica con il progetto Cantare Facile. Quale insegnamento speri che ogni tuo allievo porti sempre con sé?
Quello che cerco di trasmettere è che la passione e l’impegno portano sempre a un risultato. Cerco di comunicare il fatto che non si finisce mai di imparare e di arricchirsi musicalmente e umanamente. Mi piacerebbe che ognuno portasse con sé quella curiosità di cui parlavo prima.
- Cantante solista, ma anche voce della band Trip Rock Misfatto. Qual è il bello di far parte di un gruppo?
Ancor prima dei Misfatto ho sempre fatto parte di un gruppo. Il bello di stare in una band è il continuo scambio di energie e creatività che si crea, fuori e sopra al palco. La musica per me raggiunge il massimo livello solo se diventa condivisione.
- Dopo quello che dà il nome al tuo singolo, quale altro “Progetto” hai in cantiere?
Sto lavorando a nuove canzoni. Dopo questo primo album intendo far uscire, con cadenza regolare, diversi singoli che poi più avanti diventeranno una raccolta, un nuovo album. Oggi più che mai credo che la continuità sia la formula necessaria, non tanto per imporsi, quanto per trovare e mantenere una propria nicchia di appassionati. Nel frattempo non mi limito a fare la “mia musica”. Collaboro con alcuni giovani emergenti e sto scrivendo anche con l’idea di proporre canzoni ad altri artisti… quello che faceva mio padre insomma.