È appena partita la quinta edizione del Lumen Festival, evento che fa incontrare musica elettronica e design nel cuore della città di Vicenza. Ce lo racconta il direttore artistico Matteo Graser.
- L’edizione 2017 del Lumen Festival è appena cominciata: quali sono le novità di quest’anno rispetto ai precedenti?
Anche in quest’edizione abbiamo deciso di optare per quello che riteniamo essere il mix perfetto: da un lato manteniamo la nostra identità fatta di spazi aperti in mezzo al verde, luci, proposte musicali innovative e street food, e dall’altro proviamo ogni anno a mettere qualche tassello in più per crescere e rimanere in continua evoluzione. Quest’anno, se da un lato è confermato il contesto (ovvero il Giardino Salvi a Vicenza), dall’altro abbiamo deciso di ampliare tutto quello che offriamo: oltre ai dj set di artisti nazionali e internazionali abbiamo anche band del calibro degli Ex-Otago, per offrire al nostro pubblico ancora più varietà. È aumentata anche l’offerta dedicata allo street food e ci saranno diverse sorprese…
- Come nasce l’incontro tra musica elettronica e design?
Come Lumen Festival abbiamo sempre un occhio di riguardo per l’arte, sotto tutte le sue forme. Siamo convinti che ogni dettaglio possa fare la differenza e che ogni tipo di opera, sia essa musicale o di design, diventi unica e possa sorprendere grazie alla capacità di portare novità e freschezza. Ci ha sempre affascinato il connubio tra un dj set elettronico, ovvero ciò che le orecchie del nostro pubblico possono ascoltare, ed un recinto ricco di luci, sorprese e angoli dedicati al design, perché anche l’occhio vuole la sua parte.
- La musica elettronica in Italia: come si sta evolvendo?
Con le moderne tecnologie e le varie applicazioni che permettono di ascoltare ogni tipo di musica in streaming con un solo click (ad esempio Spotify), c’è la sensazione che chiunque si consideri un dj e che sia un po’ scomparsa la voglia e la possibilità di scoprire un qualcosa di nuovo grazie a club e luoghi che siano innovativi e che propongano un’offerta musicale sempre nuova. Una volta si andava ad ascoltare un artista per scoprire cose nuove, ora invece spesso si va ad ascoltare un dj set sperando di sentire le canzoni che già sono conosciute. Allo stesso tempo ci sono diversi artisti che cercano di emergere e di proporre il proprio sound sfuggendo un po’ da questi meccanismi, ed è una cosa che non solo apprezziamo, ma anche cerchiamo di valorizzare portandoli sul palco del Lumen.
- Parliamo di te: dal mondo digitale a quello degli eventi, con gente in carne e ossa che canta, balla e si diverte. Come attraversi queste realtà?
Diciamo che da sempre sono state le mie due passioni. Ce ne sarebbe una terza, ma è legata alla squadra di calcio della mia città e non è un bel momento per parlarne… Da un lato c’è la musica, che mi accompagna da sempre, dall’altro c’è il mondo del digitale che è un ottimo veicolo per cercare di far conoscere quello che faccio, oltre ad essere il mio principale lavoro. Non posso che essere contento: raramente c’è un momento della mia giornata in cui io faccia qualcosa che non mi piace. Sembra quasi troppo bello per essere vero.
- Insieme alle soddisfazioni del Lumen Festival, quale sogno nel cassetto ti piacerebbe realizzare?
Non so se riuscirò a realizzarlo personalmente, e non ho nemmeno l’arroganza di pensarlo. Quindi ti posso parlare di un sogno nel cassetto che spero possa avverarsi, sapendo che io nel mio piccolo posso portare solo un piccolo contributo: che la gente riesca ad interessarsi sempre a cose nuove, riesca a fermarsi un secondo di più ad osservare, ad apprezzare e anche a criticare un qualcosa che non conosce. Lo spirito critico è fondamentale al giorno d’oggi, e si sta un po’ perdendo. Se un giorno si riuscirà ad ottenere questo, pur sapendo che non dipenderà da me, sarò davvero felicissimo.