Conoscete Il Muro del Canto? Questa è un’ottima occasione per farlo e, se siete già fan sfegatati, è un modo per conoscerli ancora meglio. Abbiamo avuto l’occasione di chiacchierare e intervistare Daniele Coccia Paifelman, una delle voci della band romana in occasione del lancio del nuovo album, Maestrale, e dell’inizio del tour. Ecco cosa ci ha svelato…
Cosa significa oggi essere una band del panorama indipendente?
“Per noi essere un gruppo indipendente ha lo stesso significato di quando abbiamo iniziato a suonare da ragazzini. Facciamo la nostra musica e i nostri piani per portarla fuori dalla sala prove e lo facciamo in modo indipendente, le decisioni le prendiamo noi, quindi meriti e demeriti sono nostre responsabilità. Questo credo sia uguale in tutto il mondo, da molto tempo e per molto tempo ancora”.
Cosa manca, secondo voi, al panorama musicale italiano? Ci sarebbero delle migliorie da apportare?
“La pandemia ci ha dimostrato che la cultura in Italia è un gioco, che l’arte e chi vive di questa possono anche morire di fame e che forse le raccomandazioni di trovarsi un lavoro serio avevano delle solide fondamenta. I musicisti hanno bisogno di essere rappresentati quando si decide per loro e sulla loro pelle”.
Partecipereste mai a Sanremo o ad altri eventi di grande portata mediatica?
“Finché a Sanremo si sceglieranno canzoni leggerissime per distrarre dai problemi reali non credo che noi troveremmo spazio, indipendentemente dalla nostra volontà di partecipare o meno. Noi restiamo quello che siamo, ruvidi, diretti, vestiti di nero e con la faccia di chi la mattina va a lavorare”.
Ci sono band o artisti mainstream che vi piacciono particolarmente?
“Ci piace tantissima musica: Bruce Springsteen, Bob Dylan, Nick Cave, Tom Waits, De Andrè, Paolo Conte, Gabriella Ferri, Clash, Jonny Cash, Slayer, Death e potrei continuare all’infinito. Siamo degli appassionati collezzionisti di dischi oltre che dei musicisti”.
Arriviamo al vostro ultimo album, Maestrale, come è nato?
“Maestrale è il nostro quinto album e lo abbiamo scritto tra il 2019 e il 2022. Nel primo periodo ci siamo mandati idee e spunti via mail, poi appena è stato possibile ci siamo incontrati nella casa della mia famiglia in campagna, a Zagarolo, e abbiamo cominciato a suonare le canzoni che sono presenti in Maestrale. Suonavamo all’aperto con le cicale, gli uccelli, il sole e il vento, ogni tanto una gallina passa ad alta velocità tra i cavi”.
Maestrale, proprio come il vento omonimo ha portato dei cambiamenti nel vostro sound e anche le parti dialettali ai quali avete abituato i fan hanno lasciato posto all’italiano: come mai questa scelta?
“Su undici canzoni, otto sono in romano, le tre canzoni in Italiano sono nate per un’esigenza espressiva come era successo anche nel disco precedente”.
Controvento, Cometa, ecc. sono tutti brani dai titoli astrali, naturali, è stato causale o c’è qualche messaggio intrinseco nell’album stesso?
“Ci siamo riavvicinati alla natura in un periodo difficile e questa ci ha restituito tantissimo in termini di serenità e creatività. Maestrale ne è l’espressione”.
Avete in cantiere qualche altro videoclip?
L’idea nostra e di Daniele Martinis, regista di Cometa e di La luce della luna è quella di realizzare una storia collegata in tre videoclip, quindi non dovrei, ma lo faccio, dirvi che dovreste aspettarne un altro”.
Come decidete la scenografia, la location dei video, lo storytelling, ecc.?
“Lasciamo sempre che il regista ci proponga qualcosa dopo aver ascoltato il brano in questione e poi se ne discute insieme”.
Porterete live questi nuovi pezzi?
“Assolutamente si. C’è un lungo tour in programma, in partenza l’1 luglio da Villa Ada a Roma e che toccherà anche Spilimbergo, Pofi (FR), Ponticelli di Malalbergo (BO), Porto Pollo – Palau (SS), Porto Ferro – Sassari, Cagliari, Vallemare di Borbona (RI”).
C’è un brano di altri che avreste voluto scrivere voi?
“Siamo molto soddisfatti del nostro repertorio. Io ad esempio sento molto vicina al mio modo di scrivere e sentire una canzone di Umberto Palazzo che si chiama la Luce del Mattino, stupenda”.
Cosa vi aspettate dalla ripartenza, dai concerti e dagli eventi live?
“Tanta bella gente sudata che balla, si abbraccia e canta. Tante nuove città, nuove persone e vecchi amici, dialetti, cibi, vini sempre diversi e un bagaglio più carico da riportare a casa”.