Storie importanti e voglia di andare avanti, tra coraggio e cambiamento. La cantautrice siciliana Francesca Incudine ci presenta Tarakè.

Tra turbamento e soluzione, il titolo del tuo disco, Taraké, contiene un mondo fatto storie ed emozioni raccontate come solo il dialetto siciliano sa fare. Quali argomenti attraversi in questo viaggio?

Questo è un nuovo viaggio di parole e di suoni su amori rinati, sul coraggio di cambiare e di intraprendere nuove strade, sulla memoria e sul rispetto per la vita, sulla curiosità bambina che muove il mondo e ancora sulla possibilità di sorridere per rendere tutto più leggero, ma mai superficiale. Un mondo di storie ed emozioni tessuto da un sound che dialoga con la tradizione, ma che guarda anche al contemporaneo.

Undici piccole guerriere che combattono perché ci sia un cambiamento. È così che hai definito le tue canzoni. Quali sono le armi che hanno per questa battaglia?

Undici piccole guerriere per una battaglia da combattere con la PAROLA, la parola che si eleva, che salva e trasforma, la parola gentile che sa fare della diversità ricchezza, la parola che si riempie di meraviglia quando a dirla è un bambino, la parola che si fa poesia per raccontare anche del dolore più atroce.
Ci sono anche le storie brutte, terribili. E tu hai deciso di raccontare una di queste nel singolo No Name…
No name è una storia di “sorelle comete”; così mi piace chiamarle le donne che persero la vita il 25 marzo 1911 a New York nella “fabbrica delle camicette bianche”, comete precipitate per sfuggire all’incendio che avrebbe spento per le sempre le loro vite e i loro desideri. Idealmente il mio canto, ispirato al libro di Ester Rizzo “Camicette Bianche, oltre l’8 marzo” vuole dar loro memoria, voce e respiro.

La tua terra ha dato vita a grandi artisti che hanno portato la tradizione musicale siciliana in giro per l’Italia. Ce n’è uno da cui trai particolare ispirazione?

La Sicilia è terra ricca ed è stata amata, cantata, odiata e sognata da molti artisti siciliani e non. Tra gli artisti siciliani primeggia sicuramente Rosa Balistreri che ha fatto della sua vita un canto struggente attingendo a piene mani dalla tradizione musicale siciliana, ma anche Franco Battiato e la straordinaria Giuni Russo per me sono degli alberi di canto.
Hai fatto una promessa a te stessa: quella di essere autentica. L’hai mantenuta?
L’autenticità non è per me solo una promessa, ma la condizione prima per riconoscermi dentro ciò che scrivo e che canto e quindi emozionarmi,  per condividere questa emozione con chi mi ascolta.