Se la musica italiana vanta indimenticabili perle portate al successo da “grandi” come Mina, Baglioni e molti altri artisti, il merito è anche di Paolo Gianolio.
Chitarrista polistrumentista e arrangiatore, dagli esordi degli anni 80 arriva al 2017 con un nuovo lavoro in cui etnie e sonorità diverse si uniscono ad armonie e testi che mettono in risalto la sua personalità.
  • Euritmia, la musica che segue i ritmi della natura. Spiegaci meglio…
Il ritmo della vita è scandito dalla natura, la musica s’ispira e si evolve grazie a essa. Nonostante l’uomo non sia rispettoso nei suoi confronti, la natura continua a donarci tutto ciò che ci è utile per esprimerci al meglio. Dagli antichi cori tribali ai ritmi tambureggianti, tutto quello che abbiamo inventato e creato ha come ispirazione e conseguente intuizione il mistero dell’universo. La musica batte il tempo suggerendo all’anima di usarne la cadenza per battere il ritmo che ci affianca in ogni istante. Insomma, è la natura che ci sostiene e che ci indica come seguire la giusta via e la musica ne è un viatico importante.
  • Non più solo corde. Adesso ci sono anche la voce e le parole. Come hai scelto quelle giuste?
La scelta è un meccanismo che agevola la ricerca della tua espressione. Approfondirla significa cercare nell’io profondo quell’energia che plasma il tuo carattere. Le parole sono il vestito alle tue storie, raccontarle significa dare loro la libertà di essere visitate e condivise. Cantarle poi significa cercare quello “scivolo” che agevoli la voce e che la renda piacevole tramite lemmi che abbiano la massima scorrevolezza pur mantenendone il significato.
  • Il tuo percorso musicale, negli anni, ha incrociato diversi compagni di viaggio (Baglioni, Ramazzotti, Mina, per citarne solo alcuni). Quali incontri ti hanno arricchito maggiormente?
La collaborazione con grandi artisti mi ha permesso di condividere momenti della loro vita. Ognuno di loro ha arricchito la mia esperienza musicale. Oltre a essere grandi artisti con forte personalità, il che potrebbe intimorirne l’approccio, sono persone che dimostrano grande umanità e altruismo, il che permette di sentirti a tuo agio e dare il massimo.
  • Il tuo motto è “arrivare dove si comincia”. Da dove hai cominciato?
Ho cominciato per caso, alla tenera età di dodici anni, da una chitarra regalata a un compleanno. Quel caso si è trasformato subito in un inizio che ha aperto la mia visione nella vita: la musica. Dopo aver strimpellato qualche tempo, ho deciso di approfondire la tecnica dello strumento con conseguenti studi in varie scuole. Arrivare dove si comincia, significa mettersi sempre in gioco e come diceva un mio insegnante: “ Bisogna stare sempre con chi ne sa più di te per apprendere”. Arrivare dove si comincia, significa anche avere l’umiltà di non rinunciare mai alla voglia di sperimentare, mai rassegnarsi e mai appoggiarsi a sterili dimostrazioni che mettono in evidenza l’inutile vanità.
  • Prima di arrivare a destinazione quali altre strade vorresti percorrere?
Il mio modo e il mio mondo non arriveranno mai a destinazione proprio perché io sarò sempre alla ricerca di nuove strade. Certo, ho i miei obiettivi da perseguire ma non pongo limiti alla creatività. La mia buona stella ormai mi conosce e mi guida sempre verso ciò che mi rende audace e anche un po’ sfrontato. La musica ama chi ama la musica.