Acustico e digitale, artigianale ed elettronico. L’arpa di Floraleda Sacchi è strumento di continua esplorazione, invenzione e interpretazione. Scopriamo insieme a lei il suo ultimo lavoro, #Darklight.
- Qual è la nuova immagine sonora dei brani raccolti in #Darklight?
Sono brani intensi, vari e colorati. Sicuramente non è un disco di arpa come lo si potrebbe normalmente immaginare, ma un progetto tra elettronica e pop.
- Oltre alla musica, le parole. Inserite però in un libro che accompagna l’album. Di cosa si tratta?
Si tratta di una serie di frasi di vari autori o mie che delineano la mia visione della musica, ma che credo possano dare anche spunti e idee a chi le legge. Poi c’è anche una sezione dedicata ai singoli brani in cui spiego come li vivo e li ho realizzati tecnicamente. Essendoci molti aspetti sperimentali nel disco e avendo notato sempre tante domande e interesse da parte del pubblico in passato, ho pensato che fossero delle curiosità da raccontare.
- C’è una continuità tra #Darklight e il tuo precedente disco “Intimamente tango”, o le novità che hai proposto celano forti contrasti con il passato?
Il precedente disco era una visione con un nuovo sound di un autore ben preciso, Piazzolla, e di riflesso anche del tango suonato sull’arpa. #Darklight è più personale, tutta l’elettronica è stata composta da me, così come tutta la programmazione, creazione e campionamento dei suoni. E’ un lavoro molto più ampio e complesso. Credo che entrambi però siano diretti, sinceri e pieni di emozione, solo la forma musicale è diversa.
- L’arpa non è uno strumento alla portata di tutti. Come fai a renderlo così comprensibile e vicino a qualunque ascoltatore?
Non so se ci riesco, ma di sicuro ci provo! Credo il segreto sia nella musica che si sceglie e il modo in cui la si pone al pubblico, non nell’arpa. Quello è un dettaglio, una mia caratteristica, come il colore della voce di un cantante.
- Trovi più emozionante e stimolante comporre dei brani tuoi o dare una nuova vita a pezzi già noti?
Entrambe le cose, ci si mette in gioco in modi diversi. Suonare la propria musica mette a nudo, ma si parte anche da un giudizio neutro da parte del pubblico che non conosce il brano. Interpretare brani noti è un grande rischio, tutti hanno già la loro idea e il difficile è fare il brano proprio senza rovinare o deludere il ricordo che ne ha chi ascolta.
- #Darklight: un titolo che rimanda all’oscurità in contrasto con uno strumento considerato da sempre celestiale. Come mai questa scelta?
#Darklight rimanda a molte cose: ai contrasti che si uniscono (uno strumento antico e l’elettronica), ad una percezione estrema della mente (la cosiddetta luce scura), ma sono anche in ordine dark e light, cioè il buio seguito dalla luce, c’è molto ottimismo e speranza: come quando si ha un’intuizione che appunto si dice anche illuminazione.