Il nuovo album della cantautrice Marquica è un viaggio alla scoperta del proprio talento innato che aspetta solo di essere scovato.
Buongiorno Marquica, è un piacere averti ospite di Jam Session 2.0. La prima cosa che mi viene da chiederti è forse la più banale, ma esattamente che cos’è “La teoria della ghianda”?
Buongiorno! “La teoria della ghianda” è il primo capitolo del libro “Il codice dell’anima” di j.Hillmann e Ghianda è stato il mio soprannome da bambina.
“La teoria della ghianda” è molto interessante perché parte dal presupposto che ognuno di noi abbia un talento innato, un daimon che aspetta solo di essere riscoperto. E’ un destino a cui siamo chiamati fin dalla nascita e che spesso si manifesta più liberamente nell’infanzia. Sta a noi ascoltarlo o ignorarlo. In Valtellina, dove sono cresciuta, si chiamava ghianda qualcosa di brillante e unico, carismatico e prezioso.
Questo libro mi è stato regalato a 23 anni e, appena letto il titolo del primo capitolo, ho deciso che sarebbe stato il nome del mio disco.
Qual è la chiave per scoprire il proprio talento?
Ascoltarsi e darsi il permesso di averne uno… a volte anche di piu’! Bisogna smettere di avere paura della paura e di quella inquietante gioia che può farci stare bene.
Pensi che scoprendo se stessi si possa trovare la felicità?
Penso che siamo qui soprattutto per scoprirci e che questa sia la grande occasione donataci dai nostri genitori.
La felicità può arrivare in milioni di modi, a volte inaspettati. Può derivare anche da un forte dolore o un momento di smarrimento.
Un buon grado di consapevolezza può aiutarci a vedere in modo piu’ oggettivo la realtà. Per esempio può consentirci di valutare se il nostro bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto.
La conoscenza di sé ci permette di avere a disposizione molti più strumenti per evitare di incorrere in situazioni dolorose.
Tu hai trovato la felicità?
Posso dire di aver trovato il mio equilibrio. So godere di momenti di grande gioia piena e viva, ma so anche rispettare la bellezza della malinconia e del dolore.
Mi ritengo fortunata e spesso felice, ma non ho paura di vivere anche stati emotivi diversi. Diffido da chi si professa sempre felice.
Cos’è per te l’unicità?
Siamo unici dalla nascita e nelle arti risulta unico chi comunica in modo diverso il suo essere.
Credo che l’unicità sia il riuscire a raccontare qualcosa di comune come l’andare a fare la spesa per esempio. Si parte da ciò che ci accomuna, poi ognuno di noi è in grado raccontarlo a modo proprio.
Quando hai capito che il tuo più grande talento era la musica? E cosa ti ha dato la forza per inseguire i tuoi sogni?
Canto da quando ho tre anni e ho sempre avuto persone magnifiche che hanno creduto in me. Ho avuto accanto a me persone magnifiche e la mia forza la devo anche a loro. Poi ho sempre lavorato molto per permettermi gli studi.
Non ho scelto razionalmente di amare la musica perché è da sempre il mio talento innato. Non avrei potuto fare altro, perché questo è ciò che la mia natura ricerca in tutte le situazioni.
Quanto ti influenza il mondo circostante nella composizione delle tue canzoni? Ci sono dei temi che preferisci affrontare o che ti ispirano maggiormente?
Racconto sempre storie vissute o ascoltate da persone conosciute,anche casualmente. Mi piace pensare che il mondo sia la mia tavolozza.
In questo disco parlo di temi molto differenti, dalla vita di una escort al rispetto per la madre terra. L’ispirazione arriva anche da qualcosa di particolare come un’ingiustizia, una ricerca, un istante di bellezza, una fuga d’amore, un bambino. Spesso sono colpita da piccoli gesti che magari notano in pochi ma che per me significano molto.
Qual è la canzone del tuo ultimo album a cui sei più legata? Perché?
“Il tuo amore bianco” è il brano a cui sono piu’ legata ed è anche il più amato nei miei concerti.
L’ho scritto una notte mentre il mio compagno dormiva e lo guardavo incantata.
In questa canzone parlo dell’ultimo giorno della terra e di ciò che vorremmo addosso se sapessimo che una faglia sta per estinguerci.
E’ un brano molto forte di attaccamento alla vita. E’ una sorta di resoconto su quello che non abbiamo voglia nè intenzione di lasciare. Il mio desiderio finale si rissume con “se fosse l’ultimo giorno avrò addosso il tuo amore bianco”. E’ il mio modo per gridare al mondo che qualsiasi cosa accada, porterò sempre con me un amore vero e infinito… oltre il tempo.
Come descriveresti il tuo album?
Il mio album è una raccolta delle storie che ho vissuto negli ultimi anni e spazia dal pop al funk, dal cantautorale al soul. Può essere complesso al primo ascolto ma pian piano le parole e le melodie rimangono impresse. Il mio album non ha l’intento di colpire, ma è nato dalla mia esigenza di scrivere, cantare ed esserci.
In questo mio ultimo lavoro sono racchiusi diversi momenti della mia vita e lo si può notare anche durante l’ascolto. La canzone di chiusura del mio album è “Pachamama” ed è l’unico brano in cui sono state aggiunte parti elettroniche. E’ un’anticipazione della sperimentazione per il prossimo ep a cui sto lavorando.