Filippo Cecconi in arte Effe Punto ci propone il suo primo disco di soli inediti, Coccodrilli (Labellascheggia, 2017).
Un concept album di 16 tracce, ricco di sfaccettature e tematiche apparentemente contraddittore come la vita e la morte in una sorta di  viaggio fatto di episodi che compongono l’intero album facendo riferimento, in gergo giornalistico, al coccodrillo ossia un articolo commemorativo, già confezionato, sulla vita di un personaggio noto, al fine di pubblicarlo appena giunta la notizia della sua morte.

Ciao Filippo piacere di conoscerti e grazie di averci concesso questa intervista.

Parliamo del tuo nuovo disco. Il 30 Novembre 2017 è uscito il nuovo album “Coccodrilli” anticipato dal singolo “Il Povero Diavolo” disponibile nei principali store digitali e sulle piattaforme di streaming per l’etichetta discografica Labellascheggia. Ci racconti meglio di questo tuo nuovo progetto? Cosa rappresenta e che significato dai a questo nuovo album anche per il particolare titolo assegnatogli?

Mi piacciono le parole ambivalenti, in questo caso Coccodrillo oltre ad indicare un grosso rettile è il necrologio scritto in anticipo sotto forma di servizio televisivo o di giornale in attesa che giunga la notizia della morte, in questo caso di persona nota. È banalmente un concept album, come se ne facevano una volta, sulla morte, ma una morte “assente”, non reale. La morte è quel tabù con cui ci confrontiamo ogni giorno senza saperlo, ci tiene in pugno. L’album sono 16 ritratti, storie, episodi, racconti che in qualche modo ne parlano.

Nei crediti del disco spiccano i nomi di Federico Dragogna (Ministri) e Andrea Sologni (Gazebo Penguins). Chi sono gli altri artisti coinvolti nell’album? Ci racconti meglio di questa vostra collaborazione?

Con Fede c’è una lunga amicizia, è venuto a trovarci quando cominciavamo a registrare nello studio a Correggio di Sollo (n.d.r. Andrea Sologni) e ha buttato giù delle idee per delle linee di basso. Sollo ha dato anche lui una mano su qualche bass synth. Gianluca Gambini, storico batterista di Dente, ha suonato tutte le batterie e Jacopo Tarantino, che è un mio fidato collaboratore da sempre, ha messo mano anche lui su synth e pianoforti. C’era un clima molto bello ed è lì che l’album ha preso vita, poi per due anni ci ho lavorato da solo qui a Milano.

Il tuo modo di scrivere testi è molto contemplativo e nei tuoi pezzi troviamo elementi di letteratura, citazioni più o meno esplicite, argomenti di vita e di morte. Da dove nasce questo bisogno di esprimere tematiche, se vogliamo anche in modo apparentemente un po’ contraddittorio, divertendoti a creare delle associazioni non immediate? Cosa influenza maggiormente le tue composizioni e chi sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato la tua musica?

Credo che oggi l’immaginario sia molto concentrato, un surrogato di prodotti per l’intrattenimento che l’industria dello spettacolo, prevalentemente di stampo americano, ha declinato in format diversi e tutti di successo a partire dagli anni ’80, e non è un caso per me che oggi la “nostalgia” (che forse è una delle forme più infestanti di morte di cui tratto nell’album) per quel periodo, il revival, il continuo rimando, sia dominante.

Il contrasto, o come dici giustamente anche la contraddizione, è una forma di sopravvivenza anche a questo limite di cui spesso siamo protagonisti involontari o banalmente consumatori passivi.

La letteratura e in generale la creazione di immaginari sono una via d’uscita, necessaria.

Anche la copertina del disco ha una grafica particolare infatti ritrae ragni, libellule, cervi volanti, scarabei, locuste ed altro… in una sorta di collage. Ci racconti meglio di queste raffigurazioni e del loro significato? Come è nata l’idea?

Mi sono imbattuto per caso in questo illustratore di “still life” (nature morte in italiano, e anche qui un altro bel paradosso con il termine inglese) del’500, Joris Hoefnagel, che lavorava alla corte di Rodolfo II, imperatore del Sacro Romano Impero, primo grande inventore e collezionista di Wunderkammer, vere e proprie “camere delle meraviglie”.

Il collezionismo è un altro aspetto mortifero se vogliamo ma queste tavole, che in origine erano completate da esercizi di stile calligrafico, riproducono nature morte molto vive, proprio perchè fiori recisi e frutti sono in realtà “abitati” da esseri viventi come rettili e insetti molto attivi e anzi che dai fiori e dalla frutta traggono linfa vitale.

La morte cannibalizzata dà nuova vita.

Parlando del tuo percorso musicale, hai militato nei Ministri dal 2009 al 2013, hai accompagnato Dente per il suo tour teatrale nel 2014 ed sei fondatore dei Calamari, gruppo di cabaret situazionista. I tuoi precedenti lavori, li ricordiamo, sono: nel 2014 Dinosauri, album solo in vinile che raccoglie le canzoni presenti in un precedente album s/t del 2008 e altre canzoni inedite; nel 2015 Effepunto plays T.S.Eliot, quattro canzoni tratte dagli early poems del poeta naturalizzato inglese e quest’anno il nuovo album Coccodrilli. Che riscontro hai avuto fin a d’ora con il pubblico?

Timido come un po’ sono io, sono consapevole che sia un album che richieda attenzione e non è facile ottenerla, perchè dura quasi un’ora e appunto non ha uno sviluppo lineare. Ma se ci si lascia andare secondo me si possono cogliere cose quantomeno interessanti.

Ti aspetti reazioni diverse nel proporre questo tuo nuovo disco anche per la componente più cantautorale che lo caratterizza, parlando da un punto di vista più strettamente musicale?

In realtà il lavoro che voglio portare dal vivo vuole superare il limite di molto cantautorato di presentarsi ormai molto conciliante e confortante, chitarra e voce. Stiamo lavorando per avere uno spettacolo d’impatto sonoro, utilizzando molte macchine, vecchi synth, che hanno appunto il vantaggio di essere molto presenti per quello che riguarda la pressione sonora.

Tornando alle origini, sicuramente te lo avranno già chiesto in molti … ci incuriosisce il tuo norme d’arte. Effe Punto, sta per?

Filippo Cecconi, più che un nome d’arte e uno sfottò che mi porto dietro dai primi anni dell’università.

Nel corso degli anni, dagli esordi ad oggi, hai avuto l’occasione di poterti confrontare con tanti artisti importanti e band come gli Afterhours, Caparezza, con il gruppo Ministri si è presentata l’occasione anche di aprire un concerto dei Coldplay … c’è qualcuno in particolare che vuoi ringraziare o che ti ha colpito maggiormente per il suo carisma nel trasmettere musica?

Con i Ministri abbiamo aperto il live anche dei Foo Fighters, a differenza dei Coldplay, dove contava parecchio la macchina scenica, loro mi hanno impressionato per la semplicità con cui propongono la loro musica, molto americana, molto hi-fi, ma fatta sempre ad un livello altissimo. Lì ho scoperto il professionismo musicale, cosa che in Italia facciamo fatica a contestualizzare e riconoscere.

Con quali altre band o artisti ti piacerebbe confrontarti musicalmente e che per ora non si è ancora presentata l’occasione?

Calibro 35 in Italia, e altrove mi piacerebbe incontrare o lavorare con Daniele Luppi.

C’è qualcosa che vuoi condividere con noi e che fin ora non hai avuto l’opportunità di poter dire?

Più che altro una riflessione e un augurio: il web ci invecchia, in fretta, perchè ci consuma, e ci rende molto simili nelle nostre intenzioni peggiori, desiderata che si trasformano in demoni (ambizioni etc.). Mi auguro che con la mia musica e le mie parole qualcuno possa inventare altre musiche e altre parole eterne, come quelle dei poeti, che con il web non hanno nulla a che fare. In memoria di Ned Ludd e William Morris.

Grazie per la tua disponibilità.