Ivan Stray, musica elettronica e poesia, ci racconta “Malafortuna”, suo disco d’esordio.Qui l’0intervista che ci ha rilasciato inedito esclusiva.
Chi è Ivan Stray?
“Sono un ragazzo semplice, cresciuto in una periferia di provincia dove l’unica cosa di popolare che avevo era la casa. Sono molto semplice, ma attento alle piccole cose”.
Raccontaci un po’ di te, da quanto fai musica e come è stato il tuo background?
“Sin da piccolo sono stato attratto da cantautori e da artisti di un certo spessore. Ho sempre sognato di fare il musicista, ricordo che mi esercitavo davanti allo specchio di camera mia. Cantavo a squarciagola, per me era già molto importante la musica. In prima media la professoressa mi aveva fatto sospendere perchè nella Smemo, al posto di segnarmi i compiti da fare, scrivevo versi delle poesia di Morrison o Dylan. Mi piaceva il cantautorato, De Andre, Guccini, Rino Gaetano. Poi crescendo mi sono avvicinato tanto agli artisti internazionali, Beatles, Nick Drake, Placebo, The Smith, The Cure arrivando alla musica elettronica”.
E´ uscito il tuo novo album, Malafortuna…cosa intendi, può essere un gioco di parole il titolo?
“Sicuramente ho voluto giocare con le parole … Malafortuna è un manifesto di disagio per un ragazzo che in qualche modo ha avuto la fortuna di riemergere dai disagi in generale”.
Ti senti fortunato?
“Credo di essere una persona abbastanza fortunata, ma soprattutto credo che la fortuna me la creo ogni mattina cercando di essere sempre positivo”.
Cosa ti aspetti da questo album, dove vorresti arrivare?
“Mi aspetto molto poco dalle cose, dalle persone… Non mi interessa particolarmente arrivare da qualche parte, mi interessa piuttosto sentirmi bene”.
Ci sono band o artisti del panorama italiano attuale che stimi particolarmente, o che ti hanno ispirato?
“Mi piacciono molto tutti quegli artisti che parlano di qualcosa, che suonano di qualcosa e credono in quello che fanno.”