Sono passati alcuni anni dalle sue ultime apparizioni televisive ma il pubblico non l’ha dimenticata, seguendo le tracce che dalle sue prime canzoni hanno segnato il percorso della sua difficile storia. Gerardina Trovato ci racconta il suo nuovo inizio, fatto di coraggio e nuove emozioni.
  • Sei partita da zero tanti anni fa, portando con te un unico bagaglio di speranze e aspettative. Adesso riparti da lì con una valigia piena di esperienze e consapevolezze. Come affronti questa nuova sfida?
Tanti anni fa, era il 1992, sono partita con l’incoscienza di una ragazzina sicura di riuscire a raggiungere il proprio obiettivo che era Sanremo. Sin da piccola dicevo “quando” scenderò le scale di Sanremo, non ho mai detto “se”. Oggi parto per un nuovo viaggio, senza l’incoscienza dell’epoca, ma con la stessa certezza di ritornare a Sanremo, tornare su quel palco e raccontare la vita con tutta me stessa;
  • Gli anni 90 hanno visto emergere grandi talenti che partendo dalla Sicilia hanno lasciato la loro impronta sulla scena musicale italiana (insieme a te, per citarne alcuni, Carmen Consoli, Silvia Salemi e Mario Venuti). Quanto la tua terra ha influenzato la tua musica in quel periodo?
Devo confessare che la mia terra non ha mai influenzato la mia musica, dimostrazione che la mia canzone di uscita dice “tu Catania non mi basti…”. La mia terra ha influenzato la mia anima e i miei sentimenti assolutamente legati alla Sicilia e al mare. Noi siamo tutti figli del Mare oltre che di Dio.
  • Leggendo la tua storia ci viene in mente un brano dei Marlene Kuntz, “L’Artista”, che racconta il tormento interiore tipico di chi è in grado di tirare fuori il meglio del proprio talento dal dolore più profondo. Ti rivedi in questa descrizione?
Fatalità, è pure un brano che non conoscevo, allora l’ho ascoltato un sacco di volte e devo confessare che per me è assolutamente azzeccato. Sicuramente ogni artista esprime, sì, gioie e amori, ma il tormento e il proprio dolore interiore è ciò che emerge come comune denominatore di tanti tanti artisti… io mi ci rivedo proprio.
  • E se tu dovessi scegliere una canzone (italiana o straniera) per raccontare te stessa, quale indicheresti?

Senza esitazione indicherei “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini.

  • Quando manager e case discografiche sembrano dimenticarsi di un artista, spesso c’è un pubblico di fedelissimi che non lo abbandona. Come si sono comportati i tuoi fan durante questi anni davvero difficili per te?
L’affetto dei fan è il complimento più grande che un artista può ricevere, è la vita dell’artista stesso, anche quando pensa di non vivere più. È la prova provata di aver comunicato emozioni importanti, è la cosa per cui non bisogna mollare mai.
  • La rabbia e la protesta dei tuoi primi testi lasciano oggi spazio alla tua visione dell’amore. Nell’attesa di ascoltare i tuoi nuovi brani, puoi anticiparci qualcosa?

Uso un linguaggio più diretto, con il quale posso parlare di tutto, posso osare dove non avrei mai fatto. I miei nuovi lavori non seguono nessun canone commerciale, questa volta ho potuto essere completamente libera di fare dei grandi viaggi emozionali e introspettivi che ho provato a tradurre in musica e parole senza nessun limite, solo per comunicare emozioni. Alla mia veneranda età non mi interessa più ciò che inseguivo da giovane, ora mi interessa solo che chi mi ascolta abbia i brividi alla schiena e si emozioni.