“Il mio scatto non mira in nessun caso a conseguire qualcosa d’esterno ma d’interno, in armonia con se stesso. La macchina fotografica è un pretesto per ciò che accade anche senza di essa. In un momento storico pervaso da selfie e da una profusione di immagini che, in maniera nevrotica, cercano di catturare solo il lato egoico della vita, è difficile sentire la gioia. Io mi dimentico di me stesso e divento quello che guardo, nel rispetto assoluto di ciò che è e che c’è. Vivo un rito meditativo che si compone di silenzio, ascolto, attesa e accoglienza. La macchina fotografica diventa semplice canale che percorro per essere puro e umile testimone. Luci e ombre fanno il resto e cristallizzano le emozioni. Questo mi interessa. Di fronte alla caducità di tutto ciò che vediamo e viviamo, fermo l’invisibile e l’infinito e lo regalo a chi lo anela”.

Franco Oriot